Collocazione: E.55
Riproduzioni
Digitale:
Napoli, Conservatorio di Musica Roma, Biblioteca CasanatenseMicrofilm n.: 2035
Scorpione Fra Domenico da Rossano in Calabria Riflessioni Armoniche divise in due libri. Nel primo de' quali si tratta dello stato della musica in tutte l'Età del mondo, e di materie spettanti al Musico Specolativo. Nel secondo si dà il modo per ben comporre; si registrano con nuovo ordine sotto i loro generi tutte le varie specie de' Contrapunti, delle Fughe, delle Imitationi, delle Consequenze, e de' Canoni: e si danno le regole per rivoltarli, e rovesciarli con ogni facilità per mezzo di Numeri. Composte dal Padre Fra Domenico Scorpione da Rossano, Maestro in musica dell'Ordine de' minori Conventuali di S. Francesco. E consecrate all'Illustrissimo, Et Eccellentissimo Signore D. Gio: Domenico Milano, Franco, Ventimiglia, d'Aragona, della Tolfa, del Tufo, Pignatelli, Caracciolo, d'Alagni, e Borgia, Signore della Casa Milano, e della Casa Franco, sesto marchese di S. Giorgio, Secondo marchese di Polistina, Secondo Barone di Melicucco, Signore delle Terre di Siderno, d'Ardore, di S. Nicola e di Bonvile, e de' Villaggi, e Feudi di Casignano, di S. Donato, di S. Marina, di Pagliaforio, e di Prataria, Cavaliere del Seggio di Nido, e Patrizio Valenziano. Opera quinta. - In Napoli, 1701. Presso il De Bonis, stampatore Arcivescovile - in fol. Otto carte non numerate in principio, poi facc. 219, ed in fine altre sei carte per l'indice delle materie più particolari che si contengono nell'opera, e per l'errata. La dedicatoria dell'autore ha la data di Napoli a 12 dì di maggio 1701. A questa succede un curioso avviso dello Scorpione, che qui appresso trascriviamo in gran parte unicamente pel panegirico che in esso vien fatto della sua nazione calabrese. Eccolo:« A CHIUNQUE VUOL LEGGERE. Escono alla pubblica luce del mondo le mie riflessioni Armoniche: ma se tu immagini ch'io ciò faccia per desiderio di fama, tu erri all' ingrosso. Quantunque il nome di Professor di Musica pizzichi alquanto dell' ambizioso; io nulla di meno conosco, come si dice, intus et in cute, me stesso. L' istituto di Minore ch'io professo non ammette in me punto d' alterigia: e la picciolezza del mio talento non vuol ch'io tanto di me presuma. Fo pubbliche le mie fatiche perciocchè mi veggo in obbligo di farle pubbliche: checchè esser debba poi del mio nome. Negar non posso che m' è stata sempre a cuore sì nobil Facultà; qual grave fallo è addunque il dimostrarne le glorie ? So che dalla mia Nazion Calabrese ha ella ricevuto avanzo, et ornamento non poco: or non debbo io per dimostranza di amorevol gratitudine pubblicare i pregi della mia Genitrice ? Per lo continuo studio da me come si voglia impiegatovi, stimano alcuni, e que' forse non pochi, ch' io possa giovare altrui con far vedere in iscrittura ciò che ha di considerabile questa ch' è la più bella delle liberali discipline: perchè io passerei pericolo d' essere imputato come invidioso, se ne tacessi quanto vi ho scorto di ragguardevole, e di confaccente al profitto di chiunque la cognizion ne desidera. Vedeva già giunta al sommo la stima che fassi a' nostri tempi de' suo' Professori: ma non potea d' altra parte sofferire che i suo' professori con maraviglioso silenzio non rendessono a quella, da cui erano a sì alto segno innalzati quegli uffici di grato animo, che richiede il natural conoscimento, se non il dovere di razionale. Ben io immagino che alcuni dal naso aguto saran per ripigliarmi, avendo io detto che dalla Calabria abbia la Musica avanzo et ornamento ricevuto: ma convien che cotestoro non abbian salutato ne pur dal limitare le Muse. E chi non sa che 'l Principe della italica filosofia Pittagora, gran Coltivator della Musica, passato di Samo sua Patria in Crotone, et avendola eletta per sua stanza, tanti, e ai grandi allievi della sua dottrina arricchissevi, che non potrà giammai lunghezza d' anni cancellare i lor nomi, nè cessar la fama di celebrare i loro vanti ? E che diremo d' un Orfeo, e d' un Filolao Crotoniesi: l' uno lodato dall' Antichità sino a' miracoli, e l' altro maestro del gran Platone ? Quali encomi non si daranno alla Calabria per uno Aristone, e per un Glauco da Reggio ? per un Eunomo, per uno Eurito, e per un Senocrate da Locri, lumi inestinguibili della Pittagorica scuola, i quali tutti di sì nobil facultà seguaci, co' loro bei ritrovati maravi gliosamente arricchironla ? Nè paia strano ad alcuno che sì gravi filosofi della Musica si dilettassono: perciocchè, come vuol Timagene, avanza ella l'antichità di tutte le altre scienzie. Era ne' primi secoli colla cognizione delle Divine cose congiunta: di sorte che presso gli antichi i musici, i Profeti, e i Sapienti eran gli stessi. Ildicchè chi ne' precetti di essa ammaestrato non era, ignorante affatto riputato veniva: siccome scrivono che addivenisse a Temistocle: il quale invitato a cantare, scusandosi di non saper di tal arte, goffo ne fu perciò giudicato. E quindi vogliono ch' avesse dirivo il proverbio: Cantare al Mirto, che de' bietoloni si dice: conciosiecosacchè, chiunque invitato a cantare, nel canto non ammaestrato si dichiarava; preso in mano un ramo di Mirto, come sù d' uno musicale stormento, a cantar sù quello era forzato: cosa di cui niuna più obbrobriosa dir si poteva. Odo altri c' ha per soverchia la mia fatica, per ciocchè uomini d' alto grido han tal materia trattata in guisa, che non par che gran fatto si possa à loro insegnamenti altro aggiungere. Io ciò non ardisco negare: ma pur ho speranza che nè per tanto convenga al mio Libro il Crambe recocta delle Paremie. Io mi sono ingegnato di darti nel primo Libro dell' Opera notizie che forse meriteranno il tuo gradimento: et ho proccurato di spiegar nel secondo le cose più difficili dell' Arte, ma con metodo che a cui non ha gli occhi cisposi ben parrà parto di nuovo studio...Ma, perciocchè il secolo abbonda di sfaccendati, che van facendo inchiesta come per proprio uficio, de' nei delle altrui opere; protestomi, che con gli avvertimenti che da me si propongono a' Compositori, o a' Cantanti, o a' Suonatori, io non pretendo di dar la minima taccia per niun conto a niuno. Siccome piacemi ch' altri compatisca le mie debolezze, così pur conviene ch'io compatisca le altrui. Questa è legge d' umanità, dettatami della ragione: e quando io passo a dare avvisi, l'ho per obbligo di Carità, ch'io e come Cristiano, e come Religioso debbo esercitare. La Critica indiscreta, se è cosecrata_ a' Satiri, è cosa da mezebestie ... Ho voluto di siffatte cose informarti; acciocchè non avessi contra me precipitato qualche sinistro giudicio. Leggi, e leggi con facil ciglio. Perciocchè s'io non ti vedrò increspar la fronte con severità da Tragico, farò che in brieve escano alla luce le mie Istruzioni corali: sudori, che forse incontreranno il piacimento non solo degli Ecclesiastici, ma anche de' Professori più pratici. Addio. » Dal solo secondo libro di quest' opera trarrassi profitto dagli studiosi, perciocchè il primo versa in cose di pura erudizione, ed è oltracciò scritto con uno stile che muove a riso. Eccone un saggio (car. 5): « Adamo dunque trà mortali fu il primo che possedè la musica; ma perchè volle, mentecatto che fù, ammettere nel suo concerto il falsetto d' una serpe, che con ingannevoli note li cantò quel lusinghevol mottetto: Eritis sicut Dii scientes bonum, et malum, restò talmente illanguidito per b molle, che venne a perdere il b quadro della perfetta innocenza ecc. » Questo bel discorsetto è nella riflessione seconda sopra l'origine della musica
Nomi: Scorpione, Domenico: OFMConv.
Editori: Bonis, de.
Catalogo della Biblioteca del Liceo Musicale di Bologna: I, pp. 256-257RISM : B/VI, p. 776d
Antiche collocazioni: 0592 (catalogo Sarti, circa 1840)
ID: 2181 Segnalazioni (errori nella scheda, suggerimenti bibliografici ecc.)
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