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"Un Dio, un Farinelli" era il grido di battaglia delle fan londinesi di colui che era considerato il più grande cantante d'opera di tutti i tempi: Carlo Broschi detto il Farinelli, star internazionale del '700.
Al secolo d'oro del dramma per musica italiano è dedicata la sala 6, dove campeggia il suo meraviglioso ritratto a grandezza naturale circondato dai grandi musicisti della sua epoca: Haendel, Vivaldi, Cimarosa, Paisiello, Jommelli, Scarlatti, Porpora...

La sua tessitura vocale era molto estesa, sia verso il grave, fino a tessiture da contralto, sia verso l'acuto, dove arrivava al regisitro sopranista. Gli esercizi respiratori portavano i polmoni a dimensioni eccezionali, col risultato di ottenere una grande potenza sonora quasi surreale rispetto al timbro di voce, ed una lunghezza di fiato straordinaria rispetto agli standard moderni.

Nel 1727 Farinelli è Bologna per perfezionarsi col castrato Antonio Maria Bernacchi, celebre per avere innovato la tecnica di canto impostandola ad imitazione della musica strumentale. Tre anni dopo viene aggregato all'Accademia filarmonica e nel 1732 viene insignito della cittadinanza bolognese. Nello stesso anno acquista una villa fuori Porta Lame.

Nel 1734 Farinelli si trasferisce a Londra ingaggiato dal Teatro della nobilità, istituito dal prinicpe del Galles per rivaleggiare con la compagnia teatrale guidata da Georg Friedrich Händel, che aveva invece il supporto del sovrano. Oltre a Farinelli il Teatro della nobiltà ingaggiò come compositore il napoletano Nicolò Porpora, che era stato anche il maestro di canto del Farinelli. Nonostante l'elevata qualità degli spettacoli offerti e l'enorme successo raggiunto da Farinelli, sorta di pop star antelitteram, entrambe le compagnie teatrali nel 1736 chiudono per bancarotta.

Nel 1737 Farinelli riceve l’invito dalla ambasciata spagnola a Londra a recarsi a Madrid come cantante di camera dei Reali di Spagna. Filippo V, che  era un "fan" di Farinelli, soffriva di una greve turbe psichica, e la regina Elisabetta Farnese era convinta che le arie delle opere preferite dal monarca, se cantate dal Farinelli, ne avrebbero alleviato la sofferenza. Farinelli accetta l'invito e viene quindi ammesso a corte quale "famiglio", familiar criado. Per esplicita richiesta del re, il suo compito consisteva nel cantargli tutte le sere quattro arie, tra le quali - secondo lo storiografo Charles Burney vi - erano "Pallido il sole" e "Per questo dolce amplesso", tratte dall’Artaserse di Adolf Hasse del 1730.

Il favore goduto a corte aumentò a partire dal 1747, quando al trono succedono Ferdinando VI e Barbara di Braganza (sovrana alla quale Padre Martini dedicherà la sua Storia della Musica, nel 1757). I sovrani incaricano Farinelli di curare la cappella musicale reale e la direzione dei teatri reali. Poi nel 1750 Ferdinando VI aggrega il cantante nell'ordine militare di Calatrava, affidandogli delicati impegni di diplomazia internazionale. Ma l'ascesa politica di Farinelli non viene accolta con favore negli ambienti dell'aristocrazia spagnola.

Nel 1759, con la morte di Ferdinando VI termina la protezione di Farinelli presso la corte. L'ormai "ex" familiar criado decide quindi di rientrare in Italia, per ritirarsi a vita privata nella sua villa bolognese, ricchissimo e omaggiato come il più grande cantante di tutti i tempi. Muore nella sua villa fuori Porta Lame, nel 1782, ed è sepolto al Cimitero Monumentale della Certosa.