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Penelope, dopo avere sviluppato il tema del ricordo e della memoria nei luoghi dimenticati, esplora ora lo stretto rapporto tra musica e arte visiva.
Il titolo della mostra AVATAR è stato scelto dall’artista perché si riconduce all’idea secondo cui il nostro corpo sia una sorta di “mappa” in cui si riflette l’intero universo: le leggi matematiche, fisiche e biologiche sono in esso presenti come in tutto il creato.
Penelope, partendo dal concetto per cui “siamo polvere di stelle”, elabora una visione olistica e totalizzante, identificando le nostre connessioni neuronali alle radici degli alberi, mostrando le analogie fra le forme micro e macro cosmiche, trovando le similitudini fra i suoni dell’universo e le primordiali forme di musica.
L’artista, dunque, attraverso un attento studio delle origini della musica, si pone l’ambizioso obiettivo di dare forma alle sue primigenie manifestazioni partendo dalla considerazione che, prima di diventare cultura intesa come scienza codificata, la musica era un insieme di suoni liberi, una primordiale forma di jazz del tutto svincolata da schemi o regole.
“La musica delle sfere celesti” - installazione progettata e realizzata da Penelope per il Museo della musica - ipotizza la rappresentazione di una vagheggiata armonia cosmica, regolata dalla perfezione aurea del numero d’oro: il tutto si tiene nell’uno e l’uno riverbera sé stesso nella vastità e l’uomo tenta, da sempre, di sfiorarne l’essenza (“... sono immenso, contengo moltitudini...” scriveva Whitman).
La teoria “Armonia delle sfere”, elaborata per la prima volta intorno al V secolo a. C. dalla scuola pitagorica, fu ripresa da Platone nel “Mito di Er”, contenuto nel decimo libro della “Repubblica”.
Giovanni Keplero - nell’opera Harmonices Mundi - mise in luce i rapporti fra percezioni ottiche, forme geometriche, musica e armonie planetarie. Secondo Keplero, il punto d'incontro fra geometria, cosmologia, astrologia e musica viene rappresentato dalla musica delle sfere.
L’installazione dell’artista potrebbe dunque identificarsi come una sorta di “tassonomia del movimento”, un ritmo universale costituente la sostanza delle cose e capace di rivelare la segreta anima del mondo.
Nel libro d’artista (esemplare unico), riprodotto e pubblicato da Historica Edizioni, - nonché nei dischi in vinile – entrambi realizzati per questa mostra, Penelope mette a confronto immagini di galassie ed altre di neuroscienza in cui le sinapsi cerebrali sembrano irradiare energia cosmica.
La geometria sacra delle prime scuole misteriche, come quella Egizia, è unitaria, complessiva e unisce ciò che è grande con ciò che è piccolo. Tale concezione è ben rappresentata nelle pietre spaccate e dipinte dove cosmo e microcosmo si sovrappongono in base alle forme, alle proporzioni ed ai colori delle immagini rappresentate.
All'ingresso del museo sarà esposta un’installazione di sfere trasparenti a differenti scale di grandezza contenute una nell’altra.
Mentre quelle esterne del cortile rappresentano le sfere celesti intoccabili, di cui l'uomo non è partecipe, le sfere minori raffigurano la “musica delle sfere” e simboleggiano la creazione umana.
Creazione umana è anche la Stratocaster, celebre chitarra progettata da Leo Fender, sulla quale l’artista, oltre a dipingere la nostra galassia, la Via Lattea, ha sostituito le corde con stringhe contenenti la più celebre citazione di Carl Sagan, e ha applicato piccole sfere di vetro al posto delle manopole del volume e del tono.
A supporto e completamento dell’installazione, Penelope realizza uno speciale libro d’artista che reifica e oggettivizza tale confronto tra istanza mitologica - archetipica - e successive trasformazioni: immagini, citazioni filosofiche e letterarie e riflessioni individuali si mescolano all’interno di un personalissimo coté artistico, una sorta di pandette in cui - di volta in volta - riconoscere lacerti di passato, ipotizzare prolegomeni di futuro.
Penelope, nome d’arte di Chiara Cocchi, nata nel 1983 a Cento (FE), vive e lavora tra Bologna, la Florida e la California. Concentra la sua ricerca artistica sul più importante tema sociale della nostra era: il rapporto tra l’uomo e la natura. L’artista è Ulisse quando viaggia e riempie i suoi occhi di meraviglia. Diventa Penelope quando chiude la porta del suo studio e trasforma quella meraviglia in arte.Penelope cuce le sue storie coi viaggi che la portano a girare il mondo, organizzando mostre site-specific. L’interazione con gli spazi e la cultura del luogo sono fondamentali per la nascita delle sue opere.È rappresentata da: Nina Torres Fine Art, Miami, USA; Rudolf Budja Gallery, Miami, USA; Geras Tousignant Gallery, San Francisco, USA; Venice Art Factory, Venezia; Arte+, Bologna.
Prenotazione visite guidate con l'artista su penelopearts.com
La mostra è realizzata in collaborazione con il Museo internazionale e biblioteca della musica
con il patrocinio del Comune di Bologna
con il contributo di Zarri s.r.l., Tipografia Altedo, Cassa di Risparmio di Cento, Casale Bauer, Fonoprint
Dal 16 Aprile al 15 Maggio 2016
opening 15 aprile ore 19.00
ingresso incluso nel biglietto del Museo
Informazioni sull'evento