Ori e storie intorno all'antico cimitero ebraico di Bologna
La Casa della Vita (Clicca sull'immagine per visualizzarla a tutto schermo)
“La Casa della Vita” o Beth ha-Chaim è uno degli eufemismi con cui gli ebrei tradizionalmente indicano il cimitero (Beth ha-kevaroth), poiché come si di legge nel Deuteronomio (30,19) “… ti ho posto davanti la vita e la morte … scegli dunque la vita, onde tu viva, tu e la tua progenie”. E dagli scavi condotti nell’area cimiteriale sono emerse straordinarie tracce di vita vissuta.
Gioielli in oro di eccezionale fattura e bellezza, pietre incise, oggetti in bronzo recuperati in oltre quattrocento sepolture, attestano la presenza a Bologna di una fiorente comunità, proficuamente inserita nel contesto urbano e sociale fino all’espulsione, avvenuta per volere del papa nel 1569, e offrono lo spunto per ripercorrere, in maniera globale e sistematica, la storia di una minoranza, i suoi usi, la sua cultura e le sue interazioni con la società cristiana del tempo.
Una settantina circa sono i reperti riaffiorati dal sottosuolo a dare testimonianza di un luogo di cui era nota l’esistenza ma ormai perduta ogni traccia, a sollevare interrogativi e a ridestare ancora una volta la curiosità verso un’epoca tra le più interessanti ed enigmatiche nella storia culturale italiana.
Durante il periodo di mostra, un percorso espositivo diffuso in musei e istituzioni culturali della città – Museo civico Medievale, Biblioteca Universitaria, Museo della Musica, Museo del Patrimonio Industriale, Museo civico del Risorgimento-Certosa di Bologna – darà occasione al pubblico di conoscere luoghi, episodi, persone che hanno fatto la storia ebraica di Bologna: il quadro che ne emerge è di grande respiro e di ricchezza insospettabile.
in mostra in sala 5 al Museo della musica
• Johannes Reuchlin, De accentibus, et ortographia linguæ hebraicæ, Hagenau, 1518 [estratto]
• Salomone Rossi, Il Primo Libro delle Canzonette a tre voci, Venezia, 1589
• Salomone Rossi, Il Primo Libro de Madrigali a cinque voci, Venezia, 1600
• Salomone Rossi, Il Terzo Libro de Madrigali a cinque voci, Venezia, 1603
• Salomone Rossi, Il Primo Libro delle Sinfonie & Gagliarde a tre, quattro, & a cinque voci, Venezia, 1607
• Salomone Rossi, Il Secondo Libro de Madrigali a cinque voci, Venezia, 1610
• Salomone Rossi, Il Quarto Libro de Madrigali a cinque voci, Venezia, 1613
• Autori diversi, Musiche de alcuni eccellentissimi Musici composte per la Maddalena, Sacra Rappresentazione di Gio. Battista Andreini Fiorentino, Venezia, 1617
• Salomone Rossi, Ha-Shirim asher li’Shlomoh - Salmi e Cantici ebraici a quattro, cinque, sei e otto voci, Venezia, 1623
Salomone Rossi (Salamon, Salomone, Solomone; Shlomoh min ha Adumim), al suo tempo noto anche come “l’ebreo”, nasce intorno al 1570 in una famiglia della vasta comunità ebraica mantovana, all’epoca una delle più numerose d’Europa. La sua attività di musicista è attestata nel 1589 presso la corte di Vincenzo I Gonzaga (1562-1612), duca di una delle corti più prestigiose del Rinascimento italiano e grande mecenate delle arti (al suo servizio operarono, tra gli altri, Pieter Paul Rubens e Claudio Monteverdi). Con Monteverdi, Salomone Rossi collabora come coautore, assieme ad altri noti compositori del tempo, alla composizione di drammi musicali e rappresentazioni sacre come La Maddalena di Giovanni Battista Andreini - di cui il Museo conserva un esemplare della prima edizione stampata a Venezia nel 1617, anno in cui fu messo in scena in occasione delle nozze di Ferdinando Gonzaga e Caterina de’ Medici. Nel suo stile compositivo emerge spesso la riscrittura della salmodia monodica della tradizione ebraica, come canto che scaturisce dalla trama del contrappunto polifonico e ciò accade - non a caso - nel contesto storico in cui nella corte mantovana nasceva quel gusto musicale moderno che il Monteverdi chiamava “seconda prattica”, consistente proprio nella riscrittura della polifonia come armonia di accordi centrati sul basso continuo e per questo subordinati al canto lirico.
Testimonianze della nascita di questa modernità musicale è Il Primo Libro delle Canzonette (1589) sul cui frontespizio e in calce alla dedica l’autore compare come “Salamone Rossi H.” dove la H. come il contrassegno giallo che l’ebreo di allora doveva esibire sui propri abiti, sta per “Hebreo.” Essa tornerà, per esteso, in tutte le sue successive pubblicazioni tra le quali i Quattro libri di madrigali a 5 voci, stampati tra il 1600 e 1613, il cui primo libro contiene la prima intavolatura conosciuta per chitarrone (o tiorba) nonché il libro degli Ha-Shirim asher li’Shlomoh - Salmi e Cantici ebraici a quattro, cinque, sei e otto voci (1623).
Quest’ultima è sicuramente l’opera più significativa e originale di Salomone Rossi: la raccolta di trentatré salmi, inni e canti sinagogali a 3-8 voci è il primo esempio di polifonia su testi ebraici, nonché la prima stampa musicale in cui venne adottata la cosiddetta tecnica della “scrittura speculare”, dove testo e notazione non scorrono da destra verso sinistra, come in ebraico, bensì alla latina da sinistra a destra.
Dal 20 Giugno 2019 al 6 Gennaio 2020
martedì > domenica e festivi ore 10.00>18.30
ingresso incluso nel biglietto del museo
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