L'attenzione per l'essenziale: Cerimonia del tè e laboratorio con Yoko Shimada

La cerimonia del té

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inserito nel programma di Nipponica 2006 festival di cultura giapponese
in collaborazione con Associazione Culturale Symballein

Il tè affonda le proprie radici in un passato antichissimo. Le prime leggende lo collegano ad un imperatore cinese vissuto all'incirca nel 2700 a.C. Tra i racconti più interessanti che maggiormente mantengono un rapporto profondo con il senso che ancora oggi ha il tè è quello legato alla figura del monaco buddhista Bodhi Dharma. Si racconta che durante una lunghissima sessione di meditazione il monaco abbia ceduto ai richiami del sonno e al proprio risveglio provò nei propri confronti una tale collera da giungere a tagliarsi entrambe le palpebre. Queste, cadendo a terra, diedero vita ai primi germogli della pianta del tè. Giunto in Giappone all'inizio del IX secolo il tè si diffuse rapidamente conquistando un enorme successo, tanto che le cronache riportano le iscrizioni di concorsi in cui si misurava l'abilità dei partecipanti nel riconoscere la provenienza e la qualità dei tè.
Da ormai 500 anni la cerimonia del tè, in giapponese cha no yu, si tramanda nella forma in cui il suo primo ideatore, Sen no Rikyu, la definì: un momento di pacata e raffinata bellezza, di condivisione profonda tra i partecipanti in cui l'atto di preparare, offrire e ricevere il tè si trasfigura in un atto di contemplazione e consonanza con il sé e con il cosmo.
La maestra Yoko Shimada è esponente della più antica e importante scuola di cerimonia del tè discendente da Sen no Rikyu, la Omotesenke, giunta con il capofamiglia Jimyosai Sosho alla XIV generazione. Lo stile Omotesenke è semplice e razionale e lo scopo del padrone di cerimonia, colui che predispone la bevanda, è di preparare la tazza di tè miglior della sua vita come fosse, ogni volta, l'unica occasione offertagli per farlo. Gli ospiti rispondono con la medesima attenzione e cura e gustano appieno quanto a loro offerto a testimonianza del reciproco affetto e rispetto.
Ogni movimento nella cerimonia è molto preciso e risponde ad una funzione specifica: gesti secolari, parole codificate, ringraziamenti, attenzione per l'utilizzo degli utensili e cura per l'ospite. Tutto ciò non significa che sia una cerimonia rigida e silenziosa: il suo fine è rilassare ed intrattenere piacevolmente e la forza espressiva e la bellezza dei gesti e degli oggetti sono ispiratori di tranquillità e armonia.

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