liberamente ispirata da La géante di Charles Baudelaire

La Geante

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Suggestione di frammenti e parole, sentieri spezzati e ricomposti, forme immobili, istanti. È il tempo che non conosce tempo, un’atmosfera di luci soffuse e musiche di caos primigenio. È l’opera di Antonio Violetta, La Geante, esposta al pubblico in occasione della Art City White Night. L’opera è stata accompagnata dai testi e dalla voce narrante di Paola Goretti, e dalle musiche di Fabrizio Festa.
“toccami io sono quella dei giorni felici
lo smisurato sentire, lo smisurato ardimento
lo smisuramento di ogni cosa innamorata”.

Liberamente ispirata da La Géante di Charles Baudelaire, è un’ode della Terra, Pura Natura, fiume in cui tutto scorre, un flusso incessante in divenire. Un sentiero frammentato guida lo sguardo dello spettatore: l’occhio insegue percorsi di terracotta dipinta, ed è il vuoto tra le schegge a condurre lo sguardo al cospetto di un busto femminile, sontuoso nell’apparente semplicità, forma del tempo. Una luce delicata illumina La Géante, avvolgendola in un’atmosfera rarefatta, scultura maestosa e immobile, come sospesa nella propria solennità.
Lo spettatore viene rapito dalla totalità di ciò che accade. È il Tutto che si insinua tra parole e sussurri, nel silenzio della sala: voce d’ambra, e istanti di terracotta, frammenti di tempo e memoria.
Ed è la memoria che accarezza le forme di questa scultura monumentale, e diviene memoria di tutti i presenti, memoria di un passato lontano, “è il fraseggio interno e ruminante che arriva alle radici dell’essenzialità mediante il corpo di un’antichità femminile”, come scrive Paola Goretti.

“sono la dilatata, la donante
io sono la sempre incinta
sono la Giganta, sono l’Umano
la forza tutta dell’infiammata”

E il tempo rimane sospeso, frantumato come terracotta, e lenti scivolano gli istanti, cadenzati dalle poetiche visioni di Paola Goretti: i suoi scritti le rubano la voce, diventano essi stessi materia, avvolgendo l’ambiente circostante, adagiandosi leggeri. Pensieri come istantanee, eteree immagini di una scrittura invisibile, eppure presente, e tangibile nell’aria, nel rincorrersi di vocali, e consonanti, accenti, cancellature, sghiribizzi, silenzi.

“sono il niente bellissimo”

(Paola Goretti)

Un’atmosfera di rarefatta bellezza, sospesa, a mezz’aria, tra l’oscurità e la luce, tra il passato e il presente, figlia di un tempo senza tempo, di un istante lungo un’eternità, in un’eternità rapida quanto un istante.

Antonio Violetta  vive e lavora a Bologna. Esordisce nel 1976 con una personale presso la Galleria Ferrari di Verona; seguono le mostre alla Galleria Mario Diacono di Bologna, alla Galerie Michèle Lachowsky di Bruxelles, alla Galleria Françoise Lambert di Milano e allo Studio Trisorio di Napoli. Nel 1982 partecipa a Documenta 7 a Kassel.
Le opere Pagine vengono presentate alla Galleria Primo Piano di Roma e alla Galleria Civica di Modena nel 1986. Lo stesso anno partecipa alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma. Nel 1985 risiede a Colonia e qui realizza la serie Kölner Seiten, esposta alla Galerie Reckermann di Colonia e poi alla Kunstverein di Francoforte. Nel 1989 realizza le due sculture monumentali in bronzo Wind e Place of Sound per la città di Mito, in Giappone, e prende parte a “Prospect '89” a Francoforte. Dal 1992 al 1998 partecipa a numerose mostre personali e collettive in gallerie private e in spazi pubblici tra cui il Museo de Arte Contemporáneo Sofia Imber di Caracas, La Maison des Arts di Laon e la Galleria Civica d'Arte Contemporanea di Trento. E' del 1999 la mostra monografica a Palazzo Forti di Verona a cura di Giorgio Cortenova e la partecipazione alla Quadriennale di Roma. Nel 2000 riceve il premio Scipione e realizza l'opera in bronzo Omnia vincit amor per la città di Ravenna. Nel 2002 Roberto Roversi scrive un testo poetico per il gruppo scultoreo Il viaggio di Ulisse che Violetta presenta alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna. Nel 2004 è alla Galleria Comunale d'Arte Moderna di Faenza con la mostra monografica Luoghi. Nel 2009 esce la monografia a cura di Alberto Fiz edita da Skira. Nel 2010 partecipa alla quattordicesima biennale d'Arte Sacra al Museo Staurós di San Gabriele (Teramo). Nel 2011 alla Galleria Peccolo di Livorno espone una serie di sculture con testi di Bruno Corà e Francesco Poli e pubblica per le edizioni Peccolo di Livorno il libro d'artista “Intrecci”. Nel 2014 è presente nella mostra La ceramica che cambia al MIC di Faenza a cura di Claudia Casali.

Art City White Night 26 Gennaio 2013 ore 21.00 con replica alle ore 22.30
ingresso compreso nel biglietto del Museo, gratuito per i possessori di qualsiasi biglietto o card Arte Fiera.

Informazioni sull'evento

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