Lorenzo Perrone (Clicca sull'immagine per visualizzarla a tutto schermo)
Una mostra singolare che piacerà a quanti amano il libro, a quanti con i libri lavorano (editori, impaginatori, rilegatori...) oltre che ai lettori, a quelli che amano avere tra le mani un oggetto che a volte diventa icona: Lorenzo Perrone (“quello che spoglia i libri dei loro contenuti”) esporrà nelle sale del Museo della musica, contaminando con le proprie opere la collezione permanente di libri, ritratti e strumenti musicali.
I libri bianchi di Lorenzo Perrone sono storie, racconti senza parole. Non c’è un titolo, un autore, una parola, un segno che compaia. Solo il bianco estremo assoluto. Allestiti nelle vetrine del museo, sono veri e propri libri anonimi, che l’artista-scultore ha spogliato, privato in toto del contenuto. Per questo procedimento Perrone ha usato una serie di strumenti, da sempre considerati acerrimi nemici del libro, cioè la colla, il gesso, la vernice bianca, i fili di metallo. Ma la forma primaria dell’oggetto è rimasta uguale, intatta e conserva il senso ultimo della scrittura, quella che viene definita l’anima pura della creazione libraria: la pagina bianca, da riempire, completare, a stampa, a mano, a penna, a matita. A cavallo tra sculture portatili e pezzi di arredo in miniatura, i libri di Lorenzo Perrone riescono ad incuriosire subito. L’artista li riempie, li affolla di significati ulteriori.
A volte lievi e nostalgici, come nel dolcissimo ‘In Love’, con le pagine che si toccano, si sfiorano appena a formare un cuore, o a nascondere nel “grembo” un dolce segreto (‘Ragazza madre’). O come nella coppia di libri serrati da una catena ed un lucchetto per un amore che rimane “Per sempre”. Ce ne sono altri che trasmettono invece un senso di allegria e libertà dove le pagine paiono mosse da un leggero “Fiocco di brezza” o attraversate da più fili intrecciati di metallo (‘Trame’) oppure da barchette di un adolescente felice (‘Regata’). C’è il ‘Five books with tag’, cinque libri tenuti assieme da un filo di spago, pronti per essere taggati, catalogati. Altri hanno significati più profondi, che lasciano riflettere. E’ il caso di ‘Anna P’. : un paio di occhialini rotti poggiati su un libro aperto, un omaggio dell’artista alla giornalista russa Anna Stepanovna Politkovskaja, trucidata nel 2006 per il suo impegno sul fronte dei diritti umani ed i reportage dalla Cecenia. O ‘Arcipelago Gulag’ col suo filo spinato, tutto attorcigliato, in ricordo del saggio di Aleksander Solzeniczn sulla giustizia politica ed i campi-lager amministrati dal Gulag, disseminati in tutta l’ex Unione Sovietica.
Quello di Perrone con il libro è un rapporto antico, privato, che risale all’adolescenza quando frequentò la scuola del libro dell’Umanitaria dove sotto la guida dell’abilissimo Abe Steiner ( lo stesso che alla metà degli anni Quaranta curò la grafica del Politecnico, il periodico di cultura fondato a Milano da Elio Vittorini), si imparavano le tecniche per diventare tipografi, grafici, impaginatori, rilegatori come quei maestri artigiani che da Tallone, Maestri, Upiglio, hanno fatto grande l’arte libraria del secondo Novecento.
Lorenzo Perrone ha frequentato la Scuola del Libro dell’Umanitaria, poi quella di pittura del Castello Sforzesco, e - a New York - la School of visual arts e la New School. Negli Stati Uniti d’America ha lavorato per dieci anni alla Ted Bates di New York per poi tornare a Milano quale direttore creativo della Young&Rubicam. Nel 1990 apre un laboratorio creativo di grafica e comunicazione, il Blue 44, e progetta libri, scrive storie, gira video: ha esposto, oltre che a Milano, a Roma, Firenze, Napoli, Bologna, Capalbio, Parigi. ”A prima vista - dice di lui lo scrittore Andrea Kerbaker - Perrone lavora con un procedimento a contrario: prende libri veri, li spoglia di tutto il contenuto, li rende oggetti apparentemente anonimi. Per farlo usa una serie di nemici patologici del libro: anime di metallo, colle, gesso, vernice bianca. Con questi strumenti, infierisce selvaggiamente sulle sue povere parole, fino a cancellarle in toto. E’ un lavoro ossessivo, un po’ angoscioso e un po’ furioso come tutte le ossessioni, dove quella che inizia come una sottrazione diventa vera e propria scarnificazione. Tanto che alla fine, dopo una lunga sequenza di trattamenti ottiene un oggetto totalmente disanimato: non c’è più un titolo, non un autore, non una parola. Ma la forma primaria, inequivocabile dell’oggetto libro è rimasta intatta e nei “Libri Bianchi” di Perrone si trova il senso ultimo della scrittura: la pagina bianca, tutta da completare, l’anima pura della creazione libraria”.
La mostra è inserita nel programma di Music Heaven, a Bologna dal 12 al 17 maggio 2010 in occasione di Music Italy Show e in totale sinergia con esso, sei giorni interamente dedicati alla musica che coinvolgeranno il capoluogo emiliano, dichiarato dall’Unesco “Città Creativa della Musica”. Per il 2010 la programmazione artistica, diretta da Guido Elmi, è stata dedicata alla chitarra, uno degli strumenti più amati e suonati del mondo.
Dal 13 Maggio al 13 Giugno 2010
13 maggio ore 18.00 inaugurazione
ingresso incluso nel biglietto d'ingresso del museo
Informazioni sull'evento