Tre quarti d'ora di musica: l'amore é melodia e la melodia é altro

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Daniela Uccello (voce)
Annamaria Morini (flauto)
Paola Perrucci (arpa)
Nicola Buso (regia del suono)

"L'amore non ha immagine", recita il testo, perché, invece, "l'amore è melodia". Così declama, sentenzia, annuncia, e musicalmente canta e suona verso la sua metà la bella e pregnante poesia scritta da Silvia Cecchi (sopra un'eroina medievale di nome Stamira che salvò la patria Ancona dal nemico in assedio) e musicata da Adriano Guarnieri: Solo di donna come titolo, "azione lirica" come genere, "per soprano, flauto, arpa, nastro e live electronics" come organico. Colori chiari, fluidi, argentei, astrali per una composizione che nel 2003 ebbe l'idea di coniugare l'"azione" e cioè il movimento, il dramma, con il "lirico" e cioè la stasi, la sospensione, in una forma letteraria di dialogo che nella musica diventa monodica e polistrumentale, fra un Solo (voce di donna) e certi Tutti forse non insensibile al concerto solistico, alla cantata da camera, all'aria da concerto di memoria sei-settecentesca. Importante nella produzione di Guarnieri, "oltre che della sua personalità di compositore il brano è transitivamente rappresentativo del suo particolare e incisivo impegno didattico" (Morini) e dà conto del nuovo interesse nutrito nei confronti del grande strumento a corde pizzicate. Adriano Guarnieri (Sustinente - MN, 1947) ha studiato a Bologna con Giacomo Manzoni e dopo aver insegnato a Milano è passato al Conservatorio di Bologna, docente di fuga e composizione nonché di live electronics (in collaborazione con Alvise Vidolin). Vanta un catalogo molto ricco e suggestivo (fin dalla scelta dei titoli), di alta qualità e grande varietà, dal Mistère per 7 strumenti del 1978 alla scenica Medea lungamente coltivata, cimentata e infine stabilita nella versione veneziana del 2002 (Premio Abbiati 2002 come novità assoluta). Le tante esperienze svolte con il pianoforte e l'orchestra, il violino e le percussioni, il canto e la recitazione, il più libero polistrumentalismo e la tecnologia elettroacustica sono sfociate nella viva passione per poeti come Pier Paolo Pasolini e Angelo Poliziano per produrre alcuni momenti fondamentali della scena musicale di oggi, sulla base di un'estetica di sonorità piuttosto che di intervallistica e di teatro non d'azione ma di musica: Il trionfo della notte (1987) e Orfeo cantando... tolse (1994).

Tutt'altra aria nella seconda parte del concerto. Giacomo Gotifredo Ferrari (1763-1842), che nacque a Rovereto tre anni dopo Cherubini e morì lo stesso anno (non a Parigi bensì a Londra), studiò a Napoli con Paisiello, visse a Parigi e a Londra come maestro al cembalo dei relativi teatri, fu operista di un certo successo e un fecondissmo compositore di musica da camera: una sola è la partitura operistica pervenuta completa (edizione moderna curata da Angela Romagnoli), mentre delle altre musiche si possiede ora il libretto, ora una serie di frammenti, ora un'edizione per canto e pianoforte (spesso anche nulla). Esiste poi un manuale di canto edito a Londra nel 1818 e ripetutamente riedito, dove il bravo Ferrari dimostra di conoscere e aver applicato i migliori principi del belcanto, in precedenza sistemati dal famoso trattato di Giambattista Mancini. Quanto alle idee, un eccellente intuito: imbevuto sì di musicalità settecentesca ma mai a discapito dell'importanza della parola, Ferrari era sempre inteso a raccomandare ai "giovinetti compositori" di prendere per modello un fenomeno irripetibile, una "cometa che passa, e ritorna qualche secolo dopo, o che talvolta non si rivede più" come un certo Wolfgang Amadeus Mozart. Di questo Gotifredo o Goffredo il concerto odierno propone una significativa antologia di musiche vocali e strumentali, in molto probabile prima esecuzione moderna.

programma

Adriano Guarnieri > Solo di donna azione lirica per soprano, flauto, arpa e live-electronics
Giacomo Gotifredo Ferrari > Six Ariettas per voce e arpa, Sonata II per flauto e arpa, Six canzonettes per voce e arpa

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