Strumento | Manfredo Settala, Armonia di flauti (flauto polifonico), Milano, circa 1650 | ||
Inventario | 1781 | ||
Rif. Catalogo van der Meer | n. 022 (=pp. 36-38) | ||
Collocazione | Sala 5 | ||
Sotto la bocca dei cinque flauti dolci che compongono questo strumento c'è un marchio in rilievo: MANFRE / stemma con un'aquila a sette ali. Sul tubo conduttore orizzontale c'è da una parte del tubo d'ingresso il marchio con la scritta MANFRE, dall'altra parte lo stemma. Questo stemma con sette semivoli oppure sette ali, insieme col nome incompleto, prova che lo strumento fu fatto da Manfredo Settala. Lo strumento in questione è un oggetto unico, perciò la sua descrizione segue qui, senza introduzione generale.
Materiali: bosso, acero, quercia, ottone. |
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Lo strumento è composto di quattordici parti. Un tubo d'imboccatura con modanature tornite sbocca in un tubo trasversale conduttore, pure di bosso, con modanature tornite, che trasporta l'aria ai cinque flauti. La cameratura del tubo d'imboccatura e di quello conduttore è cilindrica. Ad entrambe le estremità del tubo conduttore c'è un tappo di bosso con torniture ornamentali esternamente e con un tenone che entra in una mortasa nel tubo. I tappi adesso sono incollati nel tubo conduttore. Non è certo se l'incollatura sia originale o meno. Ad ogni modo, nello stato attuale è impossibile togliere i tappi dal tubo conduttore e avere così accesso a quest'ultimo per rimuovere l'acqua condensata dopo l'uso. Perciò è impossibile usare lo strumento per esperimenti acustici o per dimostrazioni concertistiche. Ci sono ghiere di ottone intorno ad ambedue le mortase in cui sono infissi i tenoni dei tappi come ad entrambe le estremità del tubo d'imboccatura.
Nel tubo conduttore ci sono aperture per inserire cinque capsule di bosso, ognuna con una ghiera di ottone all'estremità inferiore. In ognuna delle capsule è inserito un flauto dolce ricavato da un pezzo di bosso. In origine i flauti dolci erano fissati nelle capsule con perni, che erano andati perduti. In occasione del restauro del 1988 sono stati inseriti perni nuovi. I cinque flauti saranno descritti nell'ordine in cui sono inseriti nel tubo conduttore, visto da chi suona, da destra a sinistra. I flauti 1, 3 e 5 sono disposti nello stesso piano verticale del tubo d'ingresso, i flauti 2 e 4 in un piano obliquo in avanti. Flauto 1 In posizione verticale. Blocco di acero. Non ci sono fori. Cameratura conica rovescia con un leggero allargamento verso l'uscita. Flauto 2 In posizione obliqua in avanti. Blocco di quercia. Tre fori per le dita. Cameratura in principio cilindrica. Flauto 3 In posizione verticale. Blocco di acero. Si tratta d'un flauto dolce del tipo rinascimentale abbastanza normale, con un foro p sul retro, e coi fori I-VI e due fori m sul davanti. I due fori m non si trovano alla stessa altezza. Sembra che il foro m a sinistra non sia mai stato né elaborato né usato. Cameratura in principio cilindrica con un leggero allargamento verso l'uscita. Flauto 4 In posizione obliqua in avanti. Blocco di acero. Con un foro di risonanza ovale sul retro. Cameratura conica rovescia. Flauto 5 In posizione verticale. Blocco di acero. Con un foro di risonanza ovale sul retro. Cameratura in principio cilindrica con un leggero allargamento verso l'uscita. In genere si può osservare che la tornitura esterna delle varie parti è ammirevole, mentre la lavorazione degli elementi musicali - i blocchi, i labium, le camerature, i canali d'aria - è piuttosto dilettantistica. Nemmeno la lavorazione dei fori di risonanza sembra essere professionale. |
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Misure: tubo d'imboccatura: lunghezza 85; diametro esterno 11,5-22,3, diametro della cameratura 4,8.
Tubo conduttore: lunghezza coi tappi 226,5, diametro esterno senza i tappi 26-29,5, diametro della cameratura 11, diametro delle aperture per le cinque capsule 13. Flauto 1: diametro del piede della capsula 3,5; lunghezza della capsula senza piede esternamente 26,6, internamente 17,5; diametro della capsula senza piede 17,3; lunghezza del flauto senza tenone 242,3; lunghezza del tenone 17; bocca larghezza 6,3, altezza 2,3; lunghezza del labium 10,4; distanza tra il bordo superiore della bocca e l'uscita 231; diametro esterno del tenone 17-17,5, all'altezza del canale d'aria 20, al punto più stretto 15,4, all'uscita 25,3; diametro della cameratura 13,2-10,5, all'uscita 25,3. Flauto 2: diametro del piede della capsula 2,8; lunghezza della capsula senza piede esternamente 24, internamente 15,3; diametro della capsula senza piede 14,8; lunghezza del flauto senza tenone 164,3; lunghezza del tenone 14,5; bocca larghezza 5,3, altezza 1,5; lunghezza del labium 10,5; distanza tra il bordo superiore della bocca e I 82,3, II 104, III 123,7, l'uscita 152,8; diametro esterno del tenone 14-14,5, all'altezza del canale d'aria 18, al punto più stretto 15,7, all'uscita 23,1; diametro della cameratura intorno a 8,9, all'uscita 9. Flauto 3: diametro del piede della capsula 4,8; lunghezza della capsula senza piede esternamente 34, internamente 21,8; diametro della capsula senza piede 24,7; lunghezza del flauto senza tenone 362,8; lunghezza del tenone 22; bocca larghezza 9,2, altezza 4; lunghezza del labium 14; distanza tra il bordo superiore della bocca e p 131, I 149,7, II 164,3, III 185,8, IV 214,1, V 242,3, VI 270,5, m destro 292,2, m sinistro 294, uscita 362,8; diametro esterno del tenone 24,3-25,1, all'altezza del canale d'aria 30, all'altezza dei fori m 23,6, all'uscita 37,5; diametro della camera tura intorno a 16,2, all'uscita 16,8; diametro p 5,7 x 5,3, I 6,3, II 5,7, III 6 x 5,5, IV 6,5, V 6, VI 5,8, m destro 5,3, m sinistro 5. Flauto 4: diametro del piede della capsula 3,7; lunghezza della capsula senza piede esternamente 24,5, internamente 16,3; diametro della capsula senza piede 16,3; lunghezza del flauto senza tenone 204,7; lunghezza del tenone 15,8; bocca larghezza 6,2, altezza 2,6; lunghezza del labium 12,9; distanza tra il bordo superiore della bocca e il foro di risonanza 164,2 (estremità superiore del foro) - 178,2 (estremità inferiore), e l'uscita 191,2; diametro della cameratura 11,6-8,8. Flauto 5: diametro del piede della capsula 4,8; lunghezza della capsula senza piede esternamente 30,5, internamente 22,5; diametro della capsula senza piede 23,4; lunghezza del flauto senza tenone 310,6; lunghezza del tenone 23; bocca larghezza 8,3, altezza 3,3; lunghezza del labium 13,7; distanza tra il bordo superiore della bocca e il foro di risonanza 259,5 (estremità superiore) - 270,3 (estremità inferiore), e l'uscita 294,6; diametro della cameratura intorno a 15,8, all'uscita 16,2. Possibilità musicali: lo strumento suona con consta La3 = 446 Hz. E' difficile giudicare con precisione le possibilità musicali. Il flauto 3 rende possibile una scala maggiore a incominciare da Sol3. Comunque produce questa scala quando viene suonato direttamente. S'intende che quando invece è suonato indirettamente, cioè quando l'aria si divide su cinque flauti, la pressione dell'aria non può essere la stessa, e varie note della scala hanno una cattiva intonazione. I flauti 1, 4 e 5 danno bordoni come accompagnamento del flauto principale: flauto i produce Re4, flauto 4 Sol4 e flauto 5 Si3. Ovviamente i fori di risonanza nei flauti 4 e 5 non sono originali. Con la chiusura di questi fori il flauto 4 produce Fa4, il flauto 5 Sib3, suoni che non fanno armonia in Sol maggiore. I fori di risonanza furono quindi praticati per correggere l'intonazione dei flauti 4 e 5. È interessante poi che con la pressione aumentata i tre bordoni 1, 4 e 5 producono uno dopo l'altro l'ottava come seconda armonica. Il flauto 2 con tre fori per le dita può produrre La4-Si4-Do#5 e Re5. È difficile immaginare come i due flauti con fori per le dita possano essere combinati da chi suona. Nota biografica e provenienza: Manfredo Settala (1600-1680), nato a Milano, studiò a Pavia, poi a Siena. Non solo era costruttore di strumenti musicali, ma ne possedeva anche una collezione ordinata in un museo, paragonabile a collezioni come quelle di Michele Todini e del gesuita tedesco Athanasius Kircher, entrambe a Roma, o di Ferdinando de' Medici a Firenze. Il Musaeum Septalianum era situato nella Collegiata di S. Nazaro, di cui Manfredo Settala era canonico, in via del Pantano a Milano. Il catalogo latino della collezione (Paolo Maria Terzago, Musaeum Septalianum ... Manfredi Septalae patritii mediolanensis industrioso labore constructum, Dertonae 1664) descrive uno strumento come quello attuale come segue: "Quinque caui buxi in magnam fistulam desinentes cerebroso tono organum referente, opus eiusdem" [Septalae]. Il catalogo italiano (Pietro Francesco Scarabelli, Museo ò Galleria adunata del sapere e dello studio del Sig. Canonico Manfredo Settala nobile milanese ..., Tortona 1666) lo descrive come "Una zampogna, o armonia di flauti à cinque canne di busso tutte a suono diuerso capriciosissime, quali hanno la regola principale, in 4. in 5. in 3. & 8, opera del medesimo Signore". Le cifre si riferiscono agli intervalli tra i singoli flauti: quarta tra i flauti 1 e 4; quinta tra i flauti 3 e 1,3 e 2; terza tra i flauti 3 e 5; ottava tra i flauti 3 e 4. Abbiamo adottato per questo strumento uno dei termini proposti dallo Scarabelli ("armonia di flauti"). Il termine "zampogna" scelto da questo autore a causa delle canne a suono fisso, che fanno pensare a un tipo italiano di cornamusa, ci è sembrato equivoco. Il Settala costruì più di un esemplare dello strumento in questione. Il primo strumento è descritto nei cataloghi del Terzago e dello Scarabelli. Il secondo strumento è quello descritto sopra. Data l'influenza delle descrizioni nei cataloghi, rimane la possibilità che lo strumento qui descritto sia identico a quello in possesso del Settala stesso. Un terzo strumento è quello che Settala donò al suo amico Athanasius Kircher che lo descrive come segue: "Misit non ita pridem ad me Praenob. ac ingeniosissimus Vir D. Manfredus Septalius amicus sincerissimus; constat 5 fistulis quorum 3 A B C [corrispondenti ai flauti 1, 3 e 5 dello strumento descritto sopra] axi F G insertae, reliquae duae D E [corrispondenti ai flauti 2 e 4] intra axem vidantur circumagi, quis tamen proprie eius vsus fit comperire non licuit". L'illustrazione portata dal Kircher semplifica i dettagli dello strumento. Ad ogni modo mancano piccoli flauti con tre fori per le dita. Se l'omissione di questi fori non è basata su una semplificazione, si deve concludere che lo strumento del Kircher non può essere identico a quello descritto sopra. L'illustrazione dello strumento nel Kircher fu copiata nell’”Encyclopédie méthodique, Arts et métiers mécaniques" (1785). Uno strumento molto simile figura in un dipinto su tela di una collezione privata a Milano. Il quadro è stato attribuito a Evaristo Baschenis (1617-1677) o a Cristoforo Munari (1667-1720). Nemmeno questo strumento si può identificare con quello descritto sopra; c'è sì un flauto con tre fori per le dita, ma questo si trova al posto del flauto i (all'estrema destra) nello strumento di Bologna. Questo strumento - sia o no proveniente dal Musaeum Septalianum - giunse al Liceo Musicale (n. 29), da dove passò al Museo Civico Medievale. Fu prestata attenzione a questo curioso strumento già quasi un secolo fa: ne furono fatte copie per il Museo degli Strumenti Musicali del Conservatorio Reale di Bruxelles e per la collezione Crosby Brown a New York. Nei cataloghi d'entrambe le collezioni lo strumento è chiamato flûte polyphonique, un termine che abbiamo adottato come alternativa nel titolo della descrizione. Bibliografia sugli strumenti di Settala e sulle copie [fonti antiche]: Kircher (1650), pp. 506-507. - Terzago (1664), pp. 285-289. - Scarabelli (1666), pp. 363-368. - Diderot-d'Alembert (1785), tav. 17, fig. 14. |
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Riferimenti bibliografici | |||
Documenti Relazione di restauro (R. Weber, 1989) |