Strumento | Girolamo Brensi?, Testudo theorbata?, Bologna?, prima metà sec. XVII? | ||
Inventario | 1747 | ||
Rif. Catalogo van der Meer | n. 105 (=pp. 106-107) | ||
Collocazione | MdM | ||
Sulla faccia interna del guscio c'è un'etichetta a stampa: Hieronymus Brensius Bonon.
Materiali: cipresso, ebano, conifera, noce, acero, pero, pergamena, osso, ottone. |
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La cassa di questo strumento risale probabilmente al secolo XVII; il manico potrebbe essere del secolo XVIII; il resto della sovrastruttura è ottocentesca. La cassa ha una forma allungata (lunghezza = quasi 1,6 volte la larghezza massima) e alquanto piatta (altezza = quasi 0,47 volte la larghezza massima).
Il guscio consta di 35 doghe alquanto scannellate di cipresso, separate da filetti di ebano. La calotta è composta di sette doghe scannellate di cipresso, separate da filetti di ebano. La tavola è di conifera; è leggermente piegata sotto il ponticello. Lungo il bordo della tavola c'è un filetto di noce. La rosetta geometrica a base esagonale è a imbuto in tre piani, fatta di legno su pergamena e circondata da tre filetti circolari di noce. Probabilmente la rosetta non appartiene a questo strumento. La tavola è continuata per un breve tratto sull'estremità inferiore del manico, con baffetti da entrambi i lati. La disposizione delle catene è finora sconosciuta. Ad ogni modo il digradare della rosetta impedisce che una catena attraversi il suo centro, e la piega nella tavola rende necessaria una catena sotto di essa. Il manico e la tastiera, entrambi di noce, risalgono forse al secolo XVIII. Come s'è già detto, la tavola è continuata sul manico per un breve tratto. Dai due lati di questa continuazione ci sono baffetti assai larghi che suggeriscono che il manico attuale è più largo di quello originale. Il capotasto è di osso; lungo questo c'è una striscia di ottone. Inseriti nella tastiera ci sono sette tasti di ottone. Sulla tavola ci sono ancora tre tasti di noce sotto gli ordini tastabili, probabilmente originali. Il resto della sovrastruttura è ottocentesco, ma precedente il 1866. Il resto della sovrastruttura è composto d'un pezzo di noce attaccato dietro al manico, col cavigliere delle corde tastabili e con una tratta corta, e, attaccato davanti all'estremità superiore della tratta, il cavigliere per i bordoni, pure di noce, assai grossolano, di cui manca ora il capotasto. Sia il primo che il secondo cavigliere hanno 5 x 2 piroli laterali di acero tinto nero, con teste ovali e bottoncini in cima. Il ponticello con baffi, di noce con un listello di ebano davanti e uno di pero di sopra, verosimilmente non è originale. Il ponticello ora è incollato alla tavola, ma con ogni probabilità quello originale sulla piega nella tavola non fu a questa attaccato. Le corde che posano sul ponticello sono attaccate all'estremità inferiore della cassa a cinque capocchie di ottone, forse più o meno antiche, e a cinque viti della stessa lega, indubbiamente moderne. |
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Misure delle parti originali: lunghezza del guscio 615; lunghezza della tavola 596; distanza tra l'estremità superiore della tavola senza l'estensione sul manico e il centro della rosetta 240, la piega nella tavola 441; larghezza massima 390 (sulla piega nella tavola); altezza del guscio 181; diametro della rosetta 90.
Misure delle parti non originali e con queste: lunghezza totale 1305; lunghezza del manico 209; larghezza del manico 83-97; lunghezza della parte coi due caviglieri e con la tratta 480; distanza tra il capotasto degli ordini tastabili e il posto dove si trovò il capotasto dei bordoni 330; larghezza del ponticello 14; altezza del ponticello 9; lunghezza vibrante delle corde tastabili 632; lunghezza vibrante dei bordoni 966. Interpretazione: La costruzione della cassa con corde attaccate all'estremità inferiore - costruzione originale, come è evidente dalla piega nella tavola - prova che la cassa apparteneva una volta a uno strumento come quello chiamato dal Praetorius testudo theorbata. Purtroppo il manico è di un'epoca posteriore e i caviglieri e la tratta sono addirittura ottocenteschi, sicché è impossibile stabilire la disposizione originale delle corde. Accordatura: se è giusta l'ipotesi formulata nell'introduzione che la testudo theorbata sia una forma speciale della tiorba, l'accordatura dovrebbe essere stata sulla base di Sol1 ad esempio Si0 - Do1 - Re1 - Mi1 – Fa1 - Sol1 - Do2 - Fa2 - La2 - Re2. Provenienza: Liceo Musicale (n. 9). Cenno biografico: il bolognese Hieronymus Brensius è noto soltanto a proposito di due strumenti del Museo Civico di Bologna; quello descritto sopra, e inv. 1757, scheda 124. L'etichetta di questo liuto sembra autentica (sec. XVII), e forse può essere messa in relazione con la cassa dello strumento qui descritto. D'un liutaio bolognese di questo nome niente è conosciuto. |
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Riferimenti bibliografici |