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Strumento   Magnus Tieffenbrucker, Liuto tenore, Venezia, 1612
Inventario   1753
Rif. Catalogo van der Meer   n. 098 (=p. 101)
Collocazione   Sala 5
Sulla faccia interna del guscio c'è un etichetta a stampa: Magno dieffobruchar a venetia. / 1612 (la data è manoscritta). Marchio stampato sulla calotta: aquila bicipite, sopra la quale c'è una corona.
Materiali: tasso bicolore (alburno e durame), conifera, ebano, un legno dolce (probabilmente tiglio), noce, pero, palissandro, avorio.
La parte originale di questo strumento è la cassa. Questa ha una sagoma piuttosto tondeggiante (lunghezza = circa 1,44 volte la larghezza massima), ma è alquanto appiattita (altezza = circa 0,46 volte la larghezza massima).
Il guscio consta di 31 doghe di tasso, ciascuna bicolore con l'utilizzazione sia dell'alburno che del durame. La calotta e un pezzo di legno in forma d'arco incollato all'estremità inferiore della calotta sono anch'essi di tasso.
La tavola è di conifera, con una rosetta a base esagonale ritagliata nella medesima. Intorno alla tavola c'è un bordo di ebano, e all'estremità inferiore c'è un'intarsio dello stesso legno in forma di cuore rovesciato su un gambo di picca. (Il gambo di picca stesso era andato perduto; quello attuale è del restauro degli anni 1979-83).
La tavola è continuata per un breve tratto sull'estremità inferiore del manico, con baffetti da entrambi i lati. Sotto la tavola ci sono sette catene trasversali sulla base della divisione in nove, con due catene addizionali e catenine attraverso la rosetta. All'estremità inferiore della tavola ci sono una catena curva dalla parte degli ordini bassi, e due catenine a raggiera dalla parte degli ordini acuti. Catene e catenine sono di conifera.
Le altre parti dello strumento sono state applicate in un periodo successivo (secolo XVII o XVIII). Il manico attuale, piatto sul davanti senza una tastiera separata, e il cavigliere piegato indietro sono di legno dolce, probabilmente tiglio. Sul manico attuale c'è posto per otto legacci; il manico originale non può essere stato molto più lungo.
Come s'è già detto, la tavola è continuata sul manico per un breve tratto. Dai due lati di questa continuazione ci sono baffetti assai larghi, che suggeriscono che il manico attuale è più largo di quello originale. Nello stato originale il liuto aveva dunque meno ordini che attualmente. Ora lo strumento ha 14 piroli di noce con teste piriformi e con un bottoncino in cima. Il capotasto di avorio è del restauro. Il ponticello di pero con un'impiallacciatura di palissandro ha fori per 7 ordini doppi; non è, però, originale, perché sulla tavola c'è una traccia del ponticello originale.
Misure: lunghezza totale (senza il cavagliere piegato indietro) 738; lunghezza del guscio 493; lunghezza della tavola 475; distanza tra l'estremità superiore della tavola senza l'estensione sul manico e il centro della rosetta 197, il bordo anteriore del ponticello 384, catena 7: 61, catena 6: 102, catena 5: 141, catena 4: 197, catena 3: 254, catena 2: 311, catena 1: 363; larghezza massima 342 (a 158 dall'estremità inferiore della cassa); altezza del guscio 158; diametro della rosetta 85; lunghezza del manico 263; larghezza del manico 70-86; lunghezza del cavigliere 215; larghezza del ponticello 13,5; altezza del ponticello 6,5; lunghezza vibrante delle corde 648.
Accordatura: Ora il manico dà posto a sette ordini. Come s'è già detto, il manico originale era più stretto e probabilmente dava posto a solo sei ordini. Con la lunghezza della tavola di 475 il liuto deve essere stato un tenore (Mi1 - La1 - Re2 - Fa#2 - Si2 - Mi3); data la lunghezza vibrante delle corde (648) può anche essere stato accordato d'un semitono più alto, su Fa1.
Restauro: questo liuto fu restaurato nel laboratorio di restauro di strumenti musicali del Germanisches Nationalmuseum, Norimberga, negli anni 1979-83.
Provenienza: Liceo Musicale (n. 7).
Cenno biografico: Il nome Magnus Tieffenbrucker proviene da Rosshaupten o Bernbeuren, entrambe nella regione di Füssen. Il cognome indica la provenienza da Tieffenbruck, altro villaggio della stessa regione. Il nome Magnus - nella forma dialettale Mang - fu assai frequente intorno a Füssen. La forma "Magno Dieffobruchar" è un'italianizzazione.
Secondo Ongaro (1991) tre costruttori di vari tipi di liuti di nome Magnus Tieffenbrucker furono attivi a Venezia. Il primo si sposò nel 1529 e deve quindi essere nato nel 1500 o poco dopo. Questi morì nel 1560 lasciando due figli liutai: Magno II e Moisè. Dopo la morte del padre la bottega fu continuata dai due figli insieme sino a una data tra il 1568 e il 1571, dopo di che i due fratelli lavorarono ciascuno per conto proprio. Magno II morì nel 1576-1577, Moisè nel 1581.
Un Magno III Tieffenbrucker è menzionato negli atti veneziani, morto nel 1629. Questi fu un nipote (figlio del fratello Dorigo Tieffenbrucker) di Magno II. Il liuto descritto sopra è dunque un prodotto della bottega di Magno III Tieffenbrucker.
Riferimenti bibliografici    
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