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Nel 1863, in accordo con una una generale riorganizzazione dell’Istruzione Pubblica del nascente Regno d’Italia, il Comune di Bologna decise di potenziare l’attenzione nei confronti dell’aggiornamento delle conoscenze tecnico-scientifiche al servizio della neonata industria del territorio.
Si decise quindi di chiudere l’esperienza delle Scuole Tecniche per dar vita al Gabinetto Aldini di Fisica e Chimica Applicata (1863-1876) la cui direzione venne affidata Sebastiano Zavaglia (1824-1876), laureato in Medicina ma affermato progettista e costruttore di strumenti scientifici e apparati da laboratorio.
Zavaglia contribuì ad un sostanziale arricchimento dei materiali conservati all’interno del Gabinetto, inaugurato il 10 dicembre 1863. A questa importante attività si affiancarono, tra le altre, quelle relative al rafforzamento di rapporti con centri di ricerca nazionali ed internazionali, gli acquisti e scambi di conoscenze con importanti costruttori italiani e internazionali come: Dall’Acqua di Milano, Tecnomasio Italiana, Leppin e Masche di Berlino, Alexander Clair e Jules Salleron di Parigi.
I nuovi materiali documentavano i vari settori della fisica quali: meccanica, ottica, acustica, elettricità; l’uso delle fonti di energia dalle più tradizionali come l’idraulica, a quelle più innovative come quella termica ed elettricità; importanti applicazioni tecnologiche che andarono ad aggiornare le filiere produttive cittadine.
Zavaglia promosse anche la costruzione di strumenti scientifici in collaborazione con artigiani locali. In particolare, va ricordato il suo sodalizio con Clodoveo Franchini con cui partecipò all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1867 vincendo la medaglia di bronzo con un modello funzionante di vite d’Archimede.
Il nucleo superstite del Gabinetto Aldini di Fisica e Chimica applicata si compone di 362 pezzi.